L’operazione “Palach”

“Nel corso delle indagini sono emerse molte informazioni e fatti interessanti a proposito dell’attività di persone orientate politicamente a destra che hanno approfittato della grande risonanza del gesto per il proprio vantaggio e tornaconto. Inoltre si è abusato della vicenda anche per fini commerciali. Sono state tratte le conclusioni e prese le misure necessarie alla luce di questi fatti.”

Dalla proposta del Cap. Josef Bín per l’archiviazione del “caso” Palach, 6 luglio 1973

Gli inquirenti della Sicurezza Pubblica esaminarono le circostanze del gesto di Palach per alcuni mesi. Si concentrarono soprattutto sulla possibile istigazione a compiere il gesto di auto-immolazione che sarebbe avvenuta nei confronti di Palach.

Essi interrogarono molti testimoni, chiesero la perizia di alcuni esperti e stesero numerosi rapporti per il Ministero degli interni. Nel giugno 1969 il Cap. Jiří Ryant e il Magg. Miroslav Novák, entrambi del consiglio direttivo delle indagini della Sicurezza Pubblica, chiusero il procedimento penale contro ignoti con la motivazione che non erano state rinvenute prove concrete sull’esistenza del gruppo menzionato da Palach nella sua lettera d’addio. Ai loro occhi si trattava solo di un’affermazione mirata ad ampliare l’effetto di quel gesto scioccante.

Fin dall’inizio si occupò delle indagini anche la direzione della Polizia di Stato, che tuttavia non ne influenzò il corso e la conclusione. L’interesse della polizia segreta si risvegliò in occasione del primo anniversario del gesto di Palach. Nel febbraio del 1970 il Magg. Jiří Dvořák, comandante del 3° reparto della 7^ divisione del Corpo di Sicurezza Nazionale di Praga propose di avviare una nuova elaborazione e documentazione sul caso del suicidio dello studente Jan Palach. Alcune settimane più tardi fu registrato un fascicolo d’inchiesta dal nome in codice “Palach”, in cui furono archiviati i documenti al momento a disposizione.

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Gli agenti della Sicurezza Statale si concentrarono non solo sul controllo delle indagini già effettuate, ma cercarono di ottenere materiali per una mirata contro-propaganda politica. Contattarono alcuni testimoni e registrarono di nascosto le deposizioni da essi rilasciate. Esaminarono anche le circostanze di produzione e distribuzione del disco “Kde končí svět” (“Dove il mondo finisce”), che oltre a poesie conteneva diversi riferimenti al funerale di Palach. Gli agenti della polizia segreta tentarono anche di impedire l’annuale commemorazione pubblica del gesto di Palach. Nell’ottobre 1973 obbligarono i suoi parenti ad acconsentire alla riesumazione dei resti di Palach e alla rimozione della tomba dal Cimitero di Olšany.

Nonostante la Sicurezza Statale fosse letteralmente ossessionata dall’idea di un gruppo di “torce umane”, non ottenne alcuna prova che ne confermasse l’esistenza. All’avvicinarsi dell’anniversario del gesto di Palach le forze dell’ordine proclamarono lo stato d’allerta. Monitorarono anche la situazione a Všetaty. Le temute manifestazioni in strada si sarebbero tenute davvero solo vent’anni dopo, durante la cosiddetta “Settimana di Palach”.

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