Il movimento studentesco
“Annunciamo pubblicamente che il credo che guida le nostre azioni è esclusivamente un’idea umana del socialismo nella Repubblica socialista cecoslovacca. Riteniamo sia solo temporanea la pressione esercitata, legalmente e illegalmente, sulla Repubblica Socialista Cecoslovacca. Non dobbiamo mai rassegnarci a tollerare le politiche di potere che mirano alla divisione delle nazioni. Le persone devono essere unite dall’idea del rispetto reciproco e non dalla psicosi generata dalla paura. Se ci renderemo conto che le azioni del nostro governo e della leadership del Partito Comunista Cecoslovacco non saranno tese al raggiungimento di questi obiettivi, siamo pronti a intervenire di nuovo.”
Dalla dichiarazione del “Comitato d’azione degli studenti praghesi” e dell’ “Unione degli studenti” sulla decisione di dare inizio a un’occupazione a sostegno delle dieci rivendicazioni dell’Unione, autunno 1968.
Dalla prima metà degli anni ’60 la vita studentesca, energicamente repressa dopo il febbraio 1948, cominciò a rifiorire. Gli studenti attivi si riunivano nelle redazioni dei giornali di facoltà e nei comitati dell’Unione della Gioventù Cecoslovacca; in alcune scuole nacquero nuovi comitati indipendenti (ad esempio alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Carolina a Praga fu fondata un’associazione dal nome scherzoso “Klikoživ”, da “Klika opozičních živlů” (Cricca degli elementi d’opposizione). Una delle manifestazioni del clima di distensione a metà anni ’60 furono i festeggiamenti studenteschi definiti “Majales”, a cui assistevano nelle strade centinaia di migliaia di persone.
Già nel 1966 tuttavia la leadership del regime tornò a reprimere i movimenti studenteschi. Simbolo di questo nuovo corso fu l’espulsione del leader studentesco Jiří Müller dall’Università tecnica Ceca e la sua successiva convocazione al servizio militare. Sei mesi dopo la stessa sorte toccò a Luboš Holeček. Un ulteriore punto di svolta furono gli eventi di Strahov: in seguito all’ennesimo blackout alla casa dello studente di Strahov, il 31 ottobre 1967 gli studenti si riversarono in strada, dove furono brutalmente dispersi dagli agenti della Sicurezza Pubblica.
L’intervento eccessivamente forte destò controversie all’interno del Partito Comunista Cecoslovacco e divenne una delle tante motivazioni per cui si discusse la destituzione di Antonín Novotný. Per gli studenti fu il momento della definitiva rottura con l‘Unione della Gioventù Cecoslovacca (ČSM), che appoggiava il regime. Nella primavera del 1968 vennero creati in tutte le facoltà i Consigli Accademici degli studenti (ARS) e altre organizzazioni indipendenti. Fu creata anche l’Unione degli studenti di Boemia e Moravia (SVS), che servì come organizzazione di copertura.
Gli studenti ebbero un ruolo fondamentale anche in eventi di interesse nazionale. A marzo e aprile 1968 organizzarono meeting della gioventù in cui i rappresentanti del processo di riforma furono messi a confronto con un’aspra critica del partito comunista e con la richiesta della creazione di un partito d’opposizione. I meeting furono trasmessi alla radio e l’intera popolazione potè ascoltare le opinioni radicali degli studenti. Ebbero una ricezione positiva in particolare l’appoggio studentesco alla possibile candidatura di Čestmír Císař alla presidenza e la manifestazione studentesca a favore della ripresa dei rapporti diplomatici con Israele.
In seguito all’occupazione dell’agosto 1968 e in particolare nell’autunno 1968 gli studenti furono tra i gruppi più attivi nell’opporre resistenza all‘incalzante „normalizzazione“. Dal 18 al 21 novembre 1968 le facoltà di tutta la Cecoslovacchia vennero occupate dagli studenti a sostegno delle dieci richieste rivolte alla leadership del Partito Comunista. Nessuna di esse venne accolta e alla fine del 1968 cominciarono a diffondersi sentimenti di disperazione, non solo tra gli studenti.











